Don Giuseppe Puglisi, meglio conosciuto come padre Pino Puglisi, è stato ucciso da cosa nostra il giorno del suo 56º compleanno a motivo del suo costante impegno evangelico e sociale.
Il 25 maggio 2013, sul prato del Foro Italico di Palermo, davanti ad una folla di circa centomila fedeli, è stato proclamato beato. La celebrazione è stata presieduta dall’arcivescovo di Palermo, cardinale Paolo Romeo, mentre a leggere la lettera apostolica, con cui si compie il rito della beatificazione, è stato il cardinale Salvatore De Giorgi, delegato da papa Francesco.
È il primo martire della Chiesa ucciso dalla mafia.
Infanzia e ordinazione
Nacque il 15 settembre 1937 a Brancaccio, quartiere periferico di Palermo, cortile Faraone N. 8, da una famiglia modesta (il padre, Carmelo, calzolaio, la madre, Giuseppa Fana, sarta). Nel 1953, a 16 anni, entrò nel seminario palermitano, da cui sarebbe uscito sacerdote il 2 luglio 1960, ordinato dal cardinale Ernesto Ruffini.
Attività sacerdotale
Nel 1961 venne nominato vicario cooperatore presso la parrocchia del Santissimo Salvatore nella borgata di Settecannoli, limitrofa a Brancaccio, e successivamente rettore della chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi.
Nel 1963 fu nominato cappellano presso l'orfanotrofio Roosevelt e vicario presso la parrocchia Maria Santissima Assunta a Valdesi, borgata marinara di Palermo. Fu in questi anni che Padre Puglisi cominciò a maturare la sua attività educativa rivolta particolarmente ai giovani. Il 1º ottobre 1970 venne nominato parroco a Godrano, un paesino della provincia palermitana che in quegli anni era interessato da una feroce lotta tra due famiglie mafiose.
L'opera di evangelizzazione del prete riuscì a far riconciliare le due famiglie. Rimase parroco a Godrano fino al 31 luglio 1978. Dal 1978 al 1990 rivestì diversi incarichi: pro-rettore del seminario minore di Palermo, direttore del Centro diocesano vocazioni, responsabile del Centro regionale Vocazioni e membro del Consiglio nazionale, docente di matematica e di religione presso varie scuole, animatore presso diverse realtà e movimenti tra i quali l'Azione cattolica e la FUCI.
Il 29 settembre 1990 venne nominato parroco a San Gaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo, controllato dalla criminalità organizzata attraverso i fratelli Graviano, capi-mafia legati alla famiglia del boss Leoluca Bagarella: qui iniziò la lotta antimafia di padre Giuseppe Puglisi.
Egli non tentava di portare sulla giusta via coloro che erano già entrati nel vortice della mafia, ma cercava di non farvi entrare i bambini che vivono per strada e che considerano i mafiosi degli idoli, persone che si fanno rispettare. Egli infatti, attraverso attività e giochi, faceva capire loro che si può ottenere rispetto dagli altri anche senza essere criminali, semplicemente per le proprie idee e i propri valori. Si rivolgeva spesso ai mafiosi durante le sue omelie, a volte anche sul sagrato della chiesa. Don Puglisi tolse dalla strada ragazzi e bambini che, senza il suo aiuto, sarebbero stati risucchiati dalla vita mafiosa, e impiegati per piccole rapine e spaccio. Il fatto che lui togliesse giovani alla mafia fu la principale causa dell'ostilità dei boss, che lo consideravano un ostacolo.
Decisero così di ucciderlo, dopo una lunga serie di minacce di morte di cui don Pino non parlò mai con nessuno.
Nel 1992 venne nominato direttore spirituale presso il seminario arcivescovile di Palermo. Il 29 gennaio 1993 inaugurò a Brancaccio il centro Padre Nostro per la promozione umana e la evangelizzazione.
Insegnamento scolastico
Don Pino ebbe sempre una grande passione educativa, che lo portò ad assumere incarichi di docente di religione cattolica in molte scuole siciliane. Il suo impegno come insegnante si protrasse per oltre trent'anni, fino al giorno della morte. Le principali tappe di questo percorso iniziarono all'istituto professionale Einaudi (1962-63 e 1964-66).
Successivamente insegnò nei seguenti istituti: scuola media Archimede (1963-64 e 1966-72), scuola media di Villafrati (1970-75) e sezione staccata di Godrano (1975-77), istituto magistrale Santa Macrina delle Suore basiliane italo-albanesi (1976-79) e infine liceo classico Vittorio Emanuele II (1978-93).
L'assassinio
Il 15 settembre 1993, giorno del suo 56º compleanno, intorno alle 22:45 venne ucciso davanti al portone di casa in Piazzale Anita Garibaldi, traversa di Viale dei Picciotti nella zona est di Palermo. Sulla base delle ricostruzioni, don Pino Puglisi era a bordo della sua Fiat Uno di colore bianco e, sceso dall'automobile, si era avvicinato al portone della sua abitazione. Qualcuno lo chiamò, lui si voltò mentre qualcun altro gli scivolò alle spalle e gli esplose uno o più colpi alla nuca. Una vera e propria esecuzione mafiosa.
I funerali si svolsero il 17 settembre.
Le indagini e i processi
Il 19 giugno 1997 venne arrestato a Palermo il latitante Salvatore Grigoli, accusato di diversi omicidi oltre quello di don Pino Puglisi. Poco dopo l'arresto Grigoli cominciò a collaborare con la giustizia, confessando 46 omicidi compreso quello di don Puglisi. Grigoli, che era insieme a un altro killer, Gaspare Spatuzza, gli aveva sparato un colpo alla nuca. Dopo l'arresto egli sembrò intraprendere un cammino di pentimento e conversione.
Lui stesso raccontò le ultime parole di don Pino prima di essere ucciso: un sorriso e poi un criptico "me lo aspettavo". Mandanti dell'omicidio furono i capimafia Filippo e Giuseppe Graviano, arrestati il 26 gennaio 1994. Giuseppe Graviano venne condannato all'ergastolo per l'uccisione di don Puglisi il 5 ottobre 1999. Il fratello Filippo, dopo l'assoluzione in primo grado, venne condannato in appello all'ergastolo il 19 febbraio 2001.
Furono condannati all'ergastolo dalla Corte d'assise di Palermo anche Gaspare Spatuzza, Nino Mangano, Cosimo Lo Nigro e Luigi Giacalone, gli altri componenti del commando che aspettò sotto casa il prete. Sulla sua tomba, nel cimitero di Sant'Orsola a Palermo, sono scolpite le parole del Vangelo di Giovanni:
"Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15,13).